Come Distinguere Compassione e Pena nelle Interazioni Quotidiane
Durante una cena insieme a conoscenti, ad certo punto pronuncio la parola compassione, sottolineando che è una delle emozioni essenziali da coltivare. Immediatamente uno dei presenti, Mario, mi risponde : “ no la compassione no! Provare pena per qualcuno è proprio brutto”. E via di seguito altre persone manifestano il loro disappunto riportando lo stesso punto di vista di Mario.
Questa esperienza mi ha permesso di accorgermi di quanta confusione esista nel mondo occidentale attorno a queste due parole, compassione e pena e ai loro significati.
Nel vasto palcoscenico delle emozioni, la compassione e la pena
possono infatti recitare insieme nella stessa scena, ma con stili e mosse molto diverse.
La differenza è sottile, ma cruciale.
Prima di addentrarci nelle differenze, ti propongo un'esperimento molto veloce.
Immagina questa scena: stai camminando per strada e incontri casualmente un tuo vecchio amico.
Gli chiedi come sta e lui inizia a raccontarti che ha problemi sul lavoro e vive con la preoccupazione (paura) di essere il prossimo ad essere licenziato. Inoltre sua madre è morta da 2 mesi dopo una lunga malattia e giorni di sofferenza in cui lui è sempre stato presente ad accudirla e accompagnarla in questo inevitabile passaggio.
Ti racconta anche che in questi giorni sta vivendo con difficoltà e stress tutta la gestione burocratica e che adesso deve occuparsi della casa e delle cose che appartenevano a sua mamma con tutto ciò che rappresentano a livello emotivo per lui.
Adesso, scegli una di queste due risposte, ti chiedo di farlo in maniera vera, autentica. Ascoltati profondamente...
Quale pensiero nasce spontaneamente dentro di te per primo fra “comprendo” e “poverino”?
In questi due diversi pensieri sta la differenza.
La compassione è uno dei quattro elementi costitutivi del vero amore, secondo la filosofia buddista, insieme ad amore, gioia ed equanimità: i Brahmavihara vengono definiti incommensurabili perché se li pratichi crescono dentro di te ogni giorno di più, fino a comprendere il mondo intero. Tu sei più felice, e lo sono anche tutti quelli che ti circondano.
La compassione è entrare in sintonia con l'altro, riconoscendo che potremmo trovarci nella stessa barca un giorno, prima o poi. Vediamo quindi l’altro come un riflesso di noi stessi (e questo ci permette di indossare le famose scarpe dell’altro!), e soprattutto non vi è giudizio, ma empatia, ossia la capacità di comprendere immediatamente i processi emozionali e psichici dell'essere umano che abbiamo di fronte.
La compassione è come un abbraccio caldo che avvolge il cuore, ed è proprio così che viene percepita: un abbraccio accogliente, anche silenzioso, avvolgente e colmo di comprensione.
La pena è più simile a un bel "mi dispiace per te" che mostra distacco e nasconde una sottile ombra di superiorità, espressa appunto dal pensiero /giudizio “poverino”.
La pena è come una lacrima fugace che sfiora la guancia, ma non arriva in profondità.
Essa resta in superficie e ci posiziona su un altro livello, in cui ci sentiamo più fortunati o illuderci di essere migliori, senza realmente connetterci a livello emotivo con l'altro.
E questa distanza si sente, si percepisce, si vede... ma soprattuto non ci aiuta ad evolvere.
Forse starai pensando "poverino è solo un pensiero caritatevole". Ferma i pensieri, respira e ascolta il tuo cuore.
Se intendi incarnare il sentimento caritatevole, sappi che significa appunto accogliere, sostenere con azioni e mettersi al pari dell'altro, senza alcun giudizio (verbale, non verbale o paraverbale).
E’ importante discernere tra la vera compassione e la pena travestita da gentilezza: solo quando comprendiamo la differenza possiamo veramente sostenere e aiutare gli altri utilizzando non la mente (che vuole a tutti costi aiutare o essere gentile), ma lasciandoci guidare dal cuore.
Parlando di questa distinzione, Thich Naht Hanh ci illumina con la sua saggezza ricordandoci che:
la compassione non è un sentimento da tenere chiuso in un cassetto,
ma una pianta da innaffiare e coltivare ogni ogni giorno.
Il segreto per costruire relazioni autentiche, sane e forti? Karuna.
Questa parola in lingua sanscrita significa “azione compassionevole" o "la compassione in azione", ovvero la capacità di sentirsi in armonia con gli altri, impegnandosi quindi a irradiare profondo amore, equilibrio e serenità.
Non si tratta solo di dire "mi dispiace" e passare oltre, ma di essere veri alleati nel cammino della vita nella pratica e nell'azione.
Ho trovato alcuni suggerimenti per agire e praticare con compassionevole gentilezza, ispirati dal concetto di Karuna, che desidero condividere con te:
- Ascolto Attivo: Mettere in pausa il nostro monologo interiore e ad aprire le orecchie e il cuore all'altro. Ascoltare attentamente senza interrompere è una forma potente di compassione.
- Presenza Empatica: Non c'è bisogno di avere tutte le risposte. A volte, il semplice fatto di essere lì, di essere presenti con tutto il nostro essere, è il dono più grande che possiamo offrire a chi soffre.
- Gesti di Cura Concreti: La compassione non è solo una parola gentile, ma anche azioni concrete. Potremmo preparare una cena per un amico affranto, fare una passeggiata insieme per rasserenare l'animo o offrire il nostro aiuto pratico nei momenti di bisogno.
- Creatività nel Sostenere: Ogni persona è diversa, quindi non c'è una formula universale per alleviare la sofferenza. Essere creativi nel trovare modi unici per supportare gli altri può fare la differenza. Forse per qualcuno una lettera scritta a mano può significare molto più di mille parole dette.
- Comunicazione Empatica: Nel cuore della compassione c'è una comunicazione sincera e rispettosa. È importante esprimere le nostre emozioni e bisogni in modo chiaro, ma anche ascoltare e comprendere i bisogni degli altri senza giudicare.
- Flessibilità e Comprensione: Ogni relazione è un'opportunità per praticare la compassione. Impariamo a essere flessibili nelle nostre posizioni, a lasciare andare il bisogno di avere sempre ragione e ad aprirci al punto di vista dell'altro. Questo non solo rafforza i legami, ma ci arricchisce come individui.
- Trasformare la Sofferenza in Apprendimento: La compassione non si ferma alla mera consolazione. Cerchiamo insieme soluzioni creative ai problemi, trasformiamo la sofferenza in un'opportunità di crescita e apprendimento per entrambi. Ogni sfida è un'occasione per rafforzare il legame e imparare qualcosa di nuovo.
È come trovare un tesoro nascosto nella sofferenza, trasformandola in un ponte che unisce due anime in un'unica danza di comprensione e sostegno reciproco.
Quindi, la prossima volta che ti troverai di fronte a qualcuno che soffre, ricorda la differenza tra compassione e pena.
A te la libera scelta, se percorrere il sentiero della compassione attiva, dove ogni gesto è un passo verso una connessione più profonda e significativa dentro di te e anche fuori.
E se vorrai potrai portare con te, e diffondere, l'insegnamento di Thich Naht Hanh
Karuna non è solo un'emozione, ma un'azione che trasforma il mondo.
Qui trovi un breve esercizio di pratica : La meditazione di Metta - Thich Naht Hanh.
Ti auguro una gioiosa pratica,
Laura
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