Qualche giorno fa parlavo con mio figlio riguardo le amicizie, nello specifico parlavamo di come ci poniamo con gli altri.
Lui mi chiede “ Mamma, tu che hai cambiato spesso città, come facevi con gli amici?”.
Così gli racconto che quando arrivavo in una classe nuova, all'inizio trascorrevo il tempo ad osservare i nuovi compagni e come si comportavano gli uni con gli altri. Questo era il mio modo per iniziare a conoscere le persone con cui avrei trascorso la maggior parte del mio tempo. “Non mi sono mai posta il problema di non riuscire a trovare amici: ero certa che avrei trovato qualcuno con cui entrare in sintonia. E così è stato, sempre. “
Poi mi domanda : “Ma tu piacevi? cioè eri simpatica a tutti i tuoi compagni ?“
“Certo che no” gli rispondo sorridendo “ è impossibile che io piacessi a tutte le mie compagne o compagni! Come è vero anche che a me non piacevano tutti”
E poi gli dico questa frase :
Scoppiamo a ridere entrambi e con le lacrime agli occhi lui mi risponde : “Beh avresti avuto vita breve : ti avrebbero mangiata subito!!” .
Interessante osservazione di un adolescente che con una battuta rivela uno degli effetti devastanti di chi vuole piacere a tutti : essere "mangiati dagli altri".
Ovviamente si tratta di una metafora.
Uno degli argomenti più ricorrenti nella vita di ogni essere umano è proprio il bisogno di piacere, e questo si presenta sia per la ricerca di riconoscimento o attenzione, che per un modello acquisito o qualunque altro motivo.
A questo proposito ho due notizie da condividere con te.
La prima non è bella, anzi è proprio una brutta notizia: non possiamo piacere a tutti !!
Si, adesso facciamo un bel respiro insieme. Non uso mezzi termini e da un po’ di tempo non mi interessa più piacere a tutti i costi (è evidente? )
Lo so che ci siamo dati un bel da fare per ottenere il consenso, l’interesse, il gradimento degli altri - comprendo l’impegno, che è ammirevole - ma ai fini pratici è servito ben poco.
Quante volte abbiamo agito per incontrare il favore dei compagni di classi, dei professori, di quel ragazzo della compagnia così carino, o della mamma …. che ancora oggi ti riprende per ogni cosa che fai e per come la fai? (talvolta facendoti per assurdo dubitare anche del “perché la fai”).
“Devo piacere all’altro” è probabilmente la frase più pronunciata a livello inconscio da quando siamo nati - e che ha portato a comportamenti che, a lungo andare, ci ha allontanati dalla questione più importante relativa al piacere (che ti rivelerò alla fine di questo articolo, se avrai la pazienza di leggere).
La bella notizia è che accogliere , prendere consapevolezza del dato di fatto oggettivo - che non posso piacere a tutti - permette di sentire la leggerezza dell’essere se stessi.
Riesci a percepire la LEGGEREZZA DELLA LIBERTA’ ?
Non ancora ?
Allora seguimi ancora per un attimo e prova a ripetere queste frasi, ascoltando cosa accade nel tuo corpo.
Se conosci EFT inizia a stimolare i punti.
Se ancora non conosci la tecnica puoi invece leggere l’E-book gratuito che trovi nella pagina risorse gratuite del sito https://coachingalchemico.it/risorse-gratuite/.
Respira profondamente e ripeti a voce alta:
Lascio andare ogni attaccamento emotivo all’idea di dover piacere a tutti costi.
Lascio andare ogni attaccamento emotivo al mio bisogno di essere piacente e compiacente per piacere agli altri.
Lascio andare ogni attaccamento emotivo all’abitudine di compiacere gli altri per piacere loro.
Respira e continua a stimolare i punti e se vuoi puoi ripetere le frasi fino a sentire benessere.
Puoi ripeterle tutte le volte che vuoi, anzi suggerisco di pronunciarle tutti i giorni per un periodo (almeno una settimana) e osservare cosa cambia nella propria percezione personale e nelle relazione con se stessi e anche con gli altri.
Se ci sono domande o hai voglia di condividere, puoi scrivere una mail a info@coachingalchemico.it.
La questione essenziale del piacere - la chiave di svolta - è imparare ad ascoltare cosa ci piace veramente, e la domanda che puoi porti tutti i giorni su qualunque cosa è “mi piace o non mi piace …?”
Mi piace o non mi piace fare questa cosa ? Agire in questo modo? Usare queste parole? Usare quel tono di voce?
E ancora, mi piace davvero truccarmi? Vestirmi così? Mangiare questo cibo? Parlare con questa persona? Vivere con questa persona?
Oppure agisco per compiacere qualcuno? Per rispettare uno schema comportamentale ? Per sentirmi meno sola/o? Per sembrare meno diversa/o?
L’azione di compiacere in alcuni casi diventa la gabbia in cui ci chiudiamo noi stessi.
Quando l’intenzione è quella di compiacere un mio piacere, allora ogni azione sarà autentica, spontanea e contribuirà alla gioia.
Quando l’intenzione è motivata dal piacere agli altri, a parte essere impossibile e tanto faticoso - poiché devo modificare il mio comportamento ogni volta che incontro qualcuno in base alle aspettative, gusti, pensieri, idee altrui - prima o poi qualche disagio viene a galla, e potrei anche sentirmi fagocitata dagli altri senza comprendere il motivo: in fondo io volevo solo piacere loro!
Un ultima riflessione
Il piacere è strettamente legato alla felicità.
La mia felicità è legata anche al mio piacere, non al piacere di altri, né tanto meno al piacere a tutti, che poi è una missione impossibile.
Visto che non abbiamo scelto di incarnarci come nutella, esploriamo e godiamoci la nostra unicità: occupiamoci di essa, manifestandola con la consapevolezza di non poter piacere a tutti e semplicemente portiamo amore in ciò che facciamo per il puro piacere di farlo, non per compiacere gli altri.
PS. La stessa sera mio figlio mi dice : “Mi è venuto in mente che io conosco un paio di persone a cui non piace la Nutella!!”
Ecco, appunto la conferma che non si può piacere a tutti !!!
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